Hai mai passato una notte in bianco, senza riuscire a chiudere occhio per l’ansia, il dolore o l’eccitazione? Questa espressione è molto comune nella lingua italiana, ma da dove deriva? In questo articolo cercheremo di scoprire le possibili origini di questo modo di dire, che ha a che fare con il colore bianco e con la luce.
Una delle ipotesi più accreditate è che il modo di dire “passare la notte in bianco” derivi dalle abitudini dei cavalieri medievali, che prima di essere investiti dell’onore cavalleresco dovevano vegliare tutta la notte in preghiera, vestiti di bianco, simbolo di purezza e devozione. Questa pratica era chiamata “la vigilia d’armi” e rappresentava una sorta di prova di resistenza e di fede per i futuri cavalieri.
Un’altra possibile origine del modo di dire è legata alla storia della regina Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza, duca di Milano. Si narra che nel 1450, quando Milano fu assediata dalle truppe francesi, la regina si recò sulle mura della città per incoraggiare i difensori e rimase sveglia tutta la notte, vestita di bianco, per dimostrare il suo coraggio e la sua speranza. Da allora, si dice che chi non dorme per una notte intera passa la notte in bianco, come fece la regina.
Infine, un’ultima ipotesi è che il modo di dire “passare la notte in bianco” sia nato in epoca moderna, quando l’illuminazione artificiale ha reso possibile restare svegli anche dopo il tramonto. In questo caso, il bianco sarebbe il colore della luce elettrica, che contrasta con il buio della notte e impedisce il sonno. Chi non riesce a dormire per via della luce o per altri motivi passa quindi la notte in bianco, cioè illuminata.
Queste sono solo alcune delle possibili spiegazioni del modo di dire “passare la notte in bianco”, che esprime una situazione di insonnia o di veglia forzata o volontaria. Ora che ne sai di più sull’origine di questa espressione, potrai usarla con più consapevolezza e magari raccontarne la storia a chi non la conosce.
