Alla scoperta di Tristan da Cunha: l’isola più remota mai vista!

di Sergio Amodei

Conosci l’isola “Tristan da Cunha“? Si tratta della più remota isola abitata del mondo, situata nell’Oceano Atlantico meridionale, a circa 2400 km dalla costa africana e a 3300 km dal Sud America. Un luogo di una bellezza selvaggia e incontaminata, dove vivono solo 250 persone, discendenti di marinai, coloni e naufraghi. Un luogo dove non esistono aeroporti, alberghi, ristoranti, negozi o internet. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.

In questo articolo vi racconterò di Tristan da Cunha, vi svelerò come si arriva in questo paradiso isolato, cosa si può fare e vedere sull’isola, come sono le persone che la abitano e quali sono le loro tradizioni e sfide. Vi assicuro che rimarrete affascinati da questo mondo a parte, così diverso da quello a cui siamo abituati.

Per raggiungere Tristan da Cunha bisogna avere molta pazienza e spirito di adattamento. Infatti, l’unico modo per arrivarci è via mare, con una nave che parte da Città del Capo, in Sudafrica, e impiega circa sei giorni per coprire i 2800 km di distanza. La nave si chiama MV Edinburgh ed è l’unica linea di collegamento tra l’isola e il continente. Ogni anno effettua solo otto viaggi di andata e ritorno, portando con sé merci, posta e passeggeri. Il costo del biglietto è di circa 800 euro a persona, ma bisogna prenotare con largo anticipo e sperare che le condizioni meteo siano favorevoli. Infatti, la nave può attraccare solo in una piccola baia chiamata Calshot Harbour, dove c’è un molo galleggiante che permette lo sbarco dei visitatori. Se il mare è troppo mosso o il vento troppo forte, la nave deve aspettare al largo o ripartire senza fermarsi.

Una volta sbarcati sull’isola, bisogna trovare un alloggio presso una delle famiglie locali, che offrono ospitalità a pagamento ai pochi turisti che arrivano. Non aspettatevi il lusso o il comfort: le case sono semplici e spartane, ma pulite e accoglienti. La maggior parte delle famiglie ha l’elettricità, ma non il riscaldamento o l’acqua calda. Il cibo è basato su quello che si produce sull’isola: patate, cavoli, carote, uova, latte, formaggio, pesce e carne di pecora o di mucca. Non ci sono frutta o verdura esotiche, né alcolici o bibite gassate. Il pane è fatto in casa e il caffè è solubile. Tutto il resto deve essere importato dalla nave e costa molto caro.

Ma cosa si può fare sull’isola? Innanzitutto, bisogna ammirare il paesaggio mozzafiato che la circonda: l’isola è di origine vulcanica e ha una forma circolare, con un diametro di circa 10 km. Al centro si erge il Queen Mary’s Peak, un cono vulcanico alto 2062 metri, coperto di neve per gran parte dell’anno. Intorno all’isola ci sono altre sette isole minori, anch’esse vulcaniche e disabitate, che formano la Riserva Naturale di Gough e Inaccessible Island, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1995. Queste isole ospitano una ricca biodiversità di specie endemiche di piante e animali, tra cui uccelli marini come l’albatros reale del sud (il più grande albatros del mondo), il pinguino macaroni e il fraticello dell’Atlantico (il più piccolo uccello marino del mondo).

Per esplorare l’isola si possono fare delle escursioni a piedi, seguendo dei sentieri segnalati che conducono a vari punti di interesse. Si può salire fino alla cima del Queen Mary’s Peak, da dove si gode una vista spettacolare sull’isola e sulle isole vicine. Si può visitare il vulcano del 1961, che eruttò a sud-ovest dell’isola e creò una nuova penisola di lava, chiamata The Point. Si può camminare lungo la costa rocciosa e scoprire delle spiagge nascoste, come Sandy Point o Hottentot Beach. Si può anche fare del kayak o della pesca, ma bisogna stare attenti alle correnti e agli squali.

L’isola ha un solo villaggio, chiamato Edinburgh of the Seven Seas, situato nella parte nord dell’isola. Qui si trovano tutti i servizi essenziali: una scuola, una chiesa, un ospedale, un ufficio postale, un museo, un negozio, un bar, una sala da biliardo, una palestra e una piscina. Il villaggio ha anche una pista da bowling all’aperto e un campo da golf a nove buche. Il villaggio è molto tranquillo e ordinato, con le case colorate e i giardini fioriti. Le strade sono asfaltate e illuminate, ma non ci sono semafori o cartelli stradali. Le auto sono poche e si guidano a sinistra, come nel Regno Unito.

Ma la vera attrazione dell’isola sono le persone che la abitano: i Tristanians. Si tratta di una comunità unica al mondo, formata da 250 persone che appartengono a otto famiglie principali: Glass, Green, Hagan, Lavarello, Repetto, Rogers, Swain e Patterson. Tutti hanno origini miste tra inglesi, scozzesi, irlandesi, italiani e americani. Tutti parlano inglese con un forte accento e usano alcune parole proprie del loro dialetto. Tutti sono cristiani anglicani e seguono le feste religiose e civili del calendario britannico. Tutti sono cittadini britannici e riconoscono la regina Elisabetta II come capo di stato.

I Tristanians sono persone cordiali e ospitali, ma anche riservate e orgogliose della loro identità. Vivono in armonia tra loro e con la natura che li circonda. Non conoscono la violenza, il crimine o la povertà. Non hanno bisogno di soldi per vivere: si scambiano i beni e i servizi tra loro e usano la sterlina solo per comprare quello che arriva dalla nave. Non hanno nemmeno bisogno di orologi: si regolano sul ritmo del sole e delle stagioni. Hanno una vita semplice ma soddisfacente, fatta di lavoro, famiglia e divertimento.

Il lavoro principale sull’isola è l’agricoltura: ogni famiglia ha un appezzamento di terra dove coltiva patate (la base dell’alimentazione locale) e altre verdure. Ogni famiglia ha anche delle pecore e delle mucche che pascolano liberamente sull’isola e forniscono carne, latte e lana. Il lavoro secondario è la pesca: ogni uomo ha una barca con cui va a pescare l’aragosta (la principale fonte di reddito dell’isola) o altri pesci come il tonno o il merluzzo. Il lavoro terziario è il turismo: ogni famiglia offre alloggio e pasti ai visitatori che arrivano dalla nave.

La famiglia è il nucleo fondamentale della società tristaniana: ogni famiglia è composta da genitori, figli, nipoti e bisnipoti che vivono sotto lo stesso tetto o nelle vicinanze. Le famiglie sono numerose e unite: si aiutano tra loro nelle attività quotidiane e si riuniscono per le occasioni speciali. Le famiglie sono anche aperte ad accogliere nuovi membri: spesso alcuni tristaniani si sposano con persone provenienti dall’esterno dell’isola (soprattutto dal Sudafrica o dal Regno Unito) e li portano a vivere con loro.

Foto: Kasra Hosseini

Perché le cose proibite attraggono tanto: la psicologia del divieto

L’essere umano è attratto dalle cose proibite, non è un segreto. Si potrebbe dire che questa attrazione sia nella nostra natura stessa, e che sia parte integrante della nostra psicologia.

La proibizione, in effetti, esercita un certo fascino, un’attrattiva particolare per molte persone. Ci sono molte ragioni per cui questo accade, e in questo articolo esploreremo alcune di esse.

Prima di tutto, va detto che ci sono diverse cose che possono essere considerate proibite. Ad esempio, le droghe, comportamenti moralmente scorretti, relazioni amorose non consentite, e molte altre cose ancora. Ognuna di queste categorie ha le sue ragioni specifiche per essere proibita, ma tutte esercitano un certo fascino su di noi.

Uno dei motivi per cui le cose proibite sono così attraenti è il loro aspetto “tabù”. Quando qualcosa è proibito, diventa automaticamente più desiderabile, proprio perché è inaccessibile. Ciò accade perché siamo programmati per desiderare ciò che è difficile da ottenere, e ciò che ci viene negato.

Inoltre, le cose proibite spesso rappresentano una sfida, e le sfide sono sempre interessanti per noi. Quando qualcosa è vietato, dobbiamo fare uno sforzo in più per ottenerlo, e questo ci dà una sensazione di conquista, di vittoria su qualcosa.

Un altro motivo per cui le cose proibite sono così attraenti è che ci danno una sensazione di libertà. Quando siamo costretti a seguire regole e restrizioni, ci sentiamo limitati nella nostra libertà personale. Ma quando riusciamo a superare queste restrizioni e ad ottenere ciò che vogliamo, ci sentiamo più liberi.

Inoltre, le cose proibite sono spesso associate a un certo tipo di mistero o segretezza. Quando qualcosa è proibito, diventa automaticamente più misterioso, e questo può essere molto intrigante. Inoltre, il fatto che ci sia un certo livello di segretezza può farci sentire come parte di un gruppo esclusivo, e questo ci fa sentire speciali.

Ma c’è anche un altro lato della medaglia. Le cose proibite possono essere pericolose, e questo può essere parte del loro fascino. Il fatto che qualcosa sia considerato pericoloso può aumentare la nostra adrenalina, e questo ci dà una sensazione di eccitazione e avventura.

Tuttavia, è importante notare che la ricerca dell’emozione può essere estremamente pericolosa, soprattutto quando si tratta di cose che sono illegali o immorali. Ci sono molte persone che hanno perso tutto per aver cercato l’emozione che le cose proibite offrono, e questo non è mai una scelta saggia.

In conclusione, le persone sono attratte dalle cose proibite per molte ragioni diverse. La proibizione stessa, il desiderio di conquista, la sensazione di libertà, il mistero e la sfida sono tutti fattori che contribuiscono a questo fascino. Tuttavia, è importante ricordare che la ricerca dell’emozione può essere pericolosa, e che ci sono limiti alla nostra libertà personale che dovrebbero essere rispettati. Inoltre, molte cose proibite sono illegali o immorali, e cercare l’emozione a tutti i costi può avere conseguenze disastrose per la nostra vita.

Per questo motivo, è importante cercare l’emozione e l’avventura in modi sicuri e legali. Ci sono molte attività che possono darci la stessa sensazione di eccitazione e avventura, senza mettere a rischio la nostra sicurezza o la nostra reputazione.

Ad esempio, si può cercare l’emozione attraverso lo sport estremo, la musica, l’arte o il viaggio. Queste attività possono essere altrettanto stimolanti e appaganti, senza metterci in pericolo o costringerci a violare le leggi e le regole.

In conclusione, le cose proibite esercitano un fascino particolare su di noi, ma è importante ricordare che cercare l’emozione a tutti i costi può essere pericoloso e dannoso per la nostra vita. Cerchiamo di trovare modi legali e sicuri per sperimentare la vita al massimo, senza mettere in pericolo noi stessi o gli altri.

Foto: Rodolfo Clix